La rete della violenza

(Magritte)



Un linguaggio sempre più violento e colmo di odio con toni sprezzanti passa velocemente ogni giorno sul web, con una tale velocità che nessuno se ne accorge, senza alcun freno, senza alcun controllo. Si è generata oramai una sorta d’indifferenza sistematica come un’assuefazione progressiva e tutti ci siamo abituati. Ogni giorno la rete diviene una sorta di vaso che trabocca di emozioni non espresse e congelate, di dolori, sofferenze e frustrazioni; tutto quello che non viene più veicolato dal corpo, dallo sguardo, da quella sorta di “distanza di sicurezza” della relazione interpersonale, alimenta ed esplode in una relazione impersonale, anonima, senza né sguardi né distanze ma con una invasione tale da trafiggere l’anima.

“Apprendere che nella battaglia della vita 
si può facilmente vincere l'odio con l'amore, 
la menzogna con la verità, la violenza con l'abnegazione 
dovrebbe essere un elemento fondamentale nell'educazione di un bambino.” 
GHANDI

E così tutto viene amplificato, il linguaggio diviene sempre più violento: da parole violente seguono intenzioni violente e magari, purtroppo, anche azioni violente.

Anche la stessa celerità della vita ci fa violenti, tutto scorre molto velocemente nella fretta delle parole pronunciate, nella fretta dei comportamenti agiti, e tutto questo ci spoglia del tempo prezioso delle relazioni. Inevitabilmente la vita reale si scarna sempre di più e la vita sul web, anziché creare connessioni e nuovi contatti con il mondo, ci rende sempre più soli.

La violenza è un processo che ci rende anonimi gli uni verso gli altri. Ci spoglia del nostro nome, della nostra identità e della nostra dignità. Questo è il germe che porta alla guerra, una guerra che inizia all’interno di ogni essere umano, nel proprio cuore, per poi dilagare all’esterno. Ognuno diviene prima d tutto vittima e carnefice di sé.

La via per uscire da questa rete è quella di recuperare la vita reale, le relazioni, il tempo condiviso, l’esperienza delle cose. In questa rete di violenza ed alienazione virtuale è facile cadere, proprio quando la vita perde il sapore delle emozioni, quando il tempo è vissuto come un eterno fuggitivo che bisogna in tutti i modi inseguire. I giovani e anche giovanissimi perdono il contatto con la vita reale: mancano punti di riferimento non solo relazionali ma anche oggettivi, luoghi di ritrovo, piazze, i centri giovanili sono sempre più carenti e difficili a volte da raggiungere soprattutto per chi vive nelle periferie. Ed ecco che si creano invece delle sconfinate piazze virtuali, a cui tutti possono accedervi con un click, e nelle quali ci si perde, si perde l’identità, il rispetto, la misura della relazione, si perde il coraggio di avvicinarsi all’altro senza indossare una maschera ed ogni cosa viene amplificata proprio come la paura.

Occorre offrire prospettive e mete interessanti, luoghi reali dove poter fare esperienza dell’altro in cui stabilire rapporti di amicizia, quell’altro con cui anche litigare, discutere, confrontarsi e soprattutto guardarsi negli occhi e sopportare l’emozione di quel momento anche se parla di paura. Stabilire un rapporto che coinvolga tutto il corpo, fatto di sensazioni, movimenti e pensieri. Una vita reale forte e coinvolgente sarà la calamita che ci riporterà a camminare l’uno accanto all’altro.