IL TRAINING GROUP

E' un lavoro intensivo sugli aspetti della relazione interpersonale fondato sulla vita di gruppo con grandi risonanze su ciò che invece riguarda le relazioni intra-psichiche partecipante per partecipante. Il ritiro intensivo ha la durata di un fine settimana o più, tutta l'esperienza formativa si sviluppa sul vissuto stesso dello stare insieme da parte dei partecipanti e dello staff, condividendo lo spazio, il tempo, il vissuto stesso con le decisioni e così via. L'oggetto e il soggetto del laboratorio vanno a coincidere in un'esperienza molto rivelatrice e coinvolgente ed è particolarmente indicato per chi ha a che fare con i gruppi (ass. sociali, psicologi, operatori sociali e della relazione d'aiuto, insegnanti, formatori, allenatori..) ma può comunque essere veramente utile a tutti vista la pregnanza che il gruppo, come realtà fatta da relazioni, ha nella vita di ognuno (famiglia, amici, colleghi..). Questo tipo di esperienza, molto legato ai gruppi d'incontro di Carl Rogers, è frutto della psicologia e delle mirabolanti intuizioni dello psicosociologo Kurt Lewin, pioniere della psicologia della 'forma', della psicologia topologica e della dinamica dei gruppi. In Italia ha forti esponenti in Enzo Spaltro, Guido Contessa, Gianni Marocci, Bruno Vezzani, Claudio Neri e altri. Come tecnica d'intervento è definita da Rogers stesso "la più potente del XX° secolo nell'ambito sociale" e può esser considerata madre di tutto l'approccio esperienziale, sia per quanto riguarda l'ambito della formazione sia per quanto riguarda le psicoterapie di nuova generazione.

Kurt Lewin: psicologia topologica sull'effetto Zeigarnik

L'effetto Zeigarnik fa parte di tutta una serie di studi compiuti da Lewin e il suo staff riguardo ciò che intorno alla metà del XX° secolo identificarono con campo di forze e spazio di vita. Cercando di semplificare la questione si può delineare (1) nel concetto di campo di forze tutto ciò che è presente al soggetto in un dato momento e che ne determina l'agire, il sentire e il conoscere e (2) nel concetto di spazio di vita, incluso nel primo, la persona e il suo ambiente psicologico con i bisogni, le motivazioni, le mete e i suoi ideali. Di fronte ad un'esperienza de-strutturata come il T-group il soggetto si ritrova a rimescolare gli attributi del proprio spazio di vita poichè immersi nel campo di forze con spazi di vita differenti dal suo, quelli degli altri soggetti, che condividono la stessa esperienza e lo stesso campo potremo dire. Di fronte ad una meta da creare (in quanto appunto esperienza de-strutturata) la valenza del campo assume un'energia pian piano smobilitante che pone i soggetti di fronte ad un varco tra la propria identità riconosciuta e portata da casa e l'esperienza d'appartenenza a quel campo, a quel gruppo che via via può assumere sempre più valore e forza magnetica.

Tutti conosciamo più o meno e più piacevolmente o meno la nostra esperienza di appartenenza ad uno o più gruppi, sappiamo che essa ci modella plasmandoci nella convivenza con altri da noi. Questo tipo di lavoro va proprio a utilizzare questa realtà socio dinamica attraverso la cinghia di trasmissione che è il piccolo gruppo tra l'individuo e la comunità, la società, e, permettendo in un certo senso l'aumento della "temperatura emotiva interna" grazie al tipico setting de-strutturato, intensifica le possibilità di visioni e cambiamenti di posizione rispetto alle proprie caratteristiche relazionali.

Proprio in questo senso si offre un ritiro di questo tipo come un'esperienza per la consapevolezza e il cambiamento. Ritirarsi dal ritmo quotidiano con la tecnica del T-group è un'ottima alternativa alle maratone di psicoterapia e si differenzia da queste nell'aspetto della conduzione (non-direttiva piuttosto che direttiva), nel setting (de-strutturato piuttosto che strutturato) e nella domanda ("vivo un'esperienza fortemente relazionale" piuttosto che "vado a chiedere aiuto").

Nel disegno sopra Vp è la Volontà della persona. Al di là degli infiniti spiragli filosofici che può aprire il dibattito sulla parola Volontà, e dunque in qualche modo volando bassi, sono interessanti alcune scoperte proprio della Zeigarnik. Premesso che in quanto alla nostra vita come continua relazione Organismo/Ambiente siamo mossi e spinti tra bisogni (gerarchicamente a più livelli vedi Maslow) più o meno raggiungibili, più o meno raggiunti, più o meno abbandonati, più o meno coscienti, una cosa interessante che Zeigarnik scoprì sulle esperienze in-compiute (appunto i bisogni rimasti a chiedere una loro soddisfazione) è che possono rimanere ad agire maggiormente sull'individuo (anche in modo costruttivo s'intende) rispetto alle esperienze riuscite e compiute: essi tengono viva la spinta creativa.

Ciò che in psicoterapia prende il nome di Gestalt aperta è proprio quell'esperienza insoddisfatta di un bisogno che continua a spingere l'individuo in una più o meno cosciente missione volta alla soddisfazione. La de-strutturazione tipica di un ritiro con la tecnica del Training group mira proprio a mantenere il più possibile come compito dei partecipanti il delinearsi una strada, un obiettivo, delle regole interne e lo fa non chiudendo mai la porta all'esperienza complessa del gruppo mossa da desideri individuali inespressi o inconsci che chiedono soddisfazione.

Il T-group tiene in vita fortemente le Gestalt in-compiute quindi, permette loro di relazionarsi nel campo senza disperdersi per dare moto così alla forte possibilità creativa di gruppo. Si entra nel laboratorio per così dire con forti identificazioni e vi si esce smobilitati spesso proprio in esse sensibilizzati invece dalla nuova struttura dinamica della convivenza interpersonale.

Il Giardino di Stibbiolo onlus promuove ritiri con la tecnica del T-group, aperti a tutti, con la convinzione che un'esperienza fortemente arricchente debba poter bussare alla porta di chiunque senza rimanere relegata in quei mondi specificatamente addetti alla formazione e al mondo 'psi'. La conduzione è nelle mani di professionisti provenienti dalle Università di Firenze, Roma e Padova, psicoterapeuti ad approccio Gestalt e colleghi di altri approcci professionisti con esperienza clinica e di formazione.

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Una breve bibliografia sul T-group e i piccoli gruppi:
Attualità di Kurt Lewin - Guido Contessa, CittàStudi edizioni, 1990
Conduttori - Enzo Spaltro, Franco Angeli, 2005
Dinamiche di gruppo - Joseph Luft, CittàStudi, 1997
La teoria, la ricerca, l'intervento - Kurt Lewin, Il Mulino, 2005
Principi di psicologia topologica - Kurt Lewin, OS, 1967
La dinamica dei piccoli gruppi - Didier Anzieu, Borla, 1990
T-group - Guido Contessa (a cura), Edizione Clup, 1987
Esperienze nei gruppi - Wilfred Bion, Armando, 1961
Gruppo - Claudio Neri, Borla, 1995