I gruppi d'incontro


(Henri Matisse)

appunti di Federica Parri

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"Gruppi d'incontro" è un’espressione generica che per l'autore designa quei tipi di esperienza intensiva di gruppo, sorti negli Stati Uniti negli anni '70, che hanno come scopo sia lo sviluppo che l'accrescimento indivduale, sia la terapia che l'addestramento nell'arte dei rapporti umani. Emerge la descrizione di un terreno molto fertile in cui sono nate e cresciute molte forme di esperienze intensive di gruppo che si sono diffuse nella società dell'epoca.

Rogers, in questo volume, non tenta di proporre un quadro teorico del processo dei gruppi d'incontro, ma si limita a sistematizzare ed esporre la sua esperienza in questo campo e a portare esempi concreti della forza dei cambiamenti di atteggiamento e di comportamento realizzabili in un gruppo. Ne nasce un documento decisamente personale, nato dalla sua esperienza e dalla sua percezione su ciò che è un gruppo. 

Nel testo è brevemente raccontata l'origine dei gruppi, sono descritte le differenze e i lineamenti comuni delle esperienze di gruppo, il processo di gruppo e si riflette sulle motivazioni della diffusione di tale pratica. In particolare è sottolineata l'importanza dell'emergere, all'interno di un gruppo, dei veri sentimenti di persone reali che riescono a mano a mano a instaurare autentiche comunicazioni e a creare un clima di fiducia. 

L'autore riflette però anche sui fallimenti e gli svantaggi del processo di gruppo, notando che spesso i cambiamenti di comportamento non sono durevoli, l'individuo può essere lasciato con problemi irrisolti o che, se in una coppia solo un coniuge partecipa a un gruppo e in lui avvengono dei cambiamenti rilevanti durante l'esperienza, questo maggiore insight di un partner può spaventare l'altro e aggravare, temporaneamente o permanentemente la frattura comunicativa. 

Rogers ha un'enorme fiducia nel processo di gruppo, secondo lui ogni gruppo ha una propria direzione che deve sviluppare. Trova presuntuoso pensare di potere indirizzare un movimento del gruppo verso un obiettivo specifico, lui nel gruppo si sente tanto un partecipante quando un agevolatore, si sente come un qualsiasi membro che esprime i suoi sentimenti per favorire la crescita di un altro membro. Crede che il modo in cui svolge il compito di agevolatore ha importanza per il gruppo, ma è convinto che il processo del gruppo sia molto più importante di quello che lui dice o fa, e che avrebbe luogo ugualmente quand'anche lui non fosse inserito. Si sente responsabile verso i partecipanti ma non per essi, cerca di rendere chiaro che ogni cosa accada, accadrà per le scelte del gruppo, siano esse chiare e coscienti o brancolino nell'incertezza, oppure siano inconsce. 

Descrive l'avvio dei suoi gruppi come "assolutamente non strutturati" perché ha fiducia nel gruppo e perché ritiene che la sua mancanza di desiderio di guidare possa avere sugli altri un'influenza liberatrice. Come agevolatore da molta importanza all'ascolto degli individui cercando di capire il significato delle esperienze raccontate per la persona e i sentimenti che esse destano in lui. Desidera creare un'atmosfera psicologicamente sicura per l'individuo, fargli sentire che qualunque cosa accada a lui o in lui sarà psicologicamente con lui nei momenti di dolore o di gioia o in quella combinazione delle due cose che è un così frequente segno di crescita. 

Confida nei sentimenti, nelle parole, negli impulsi, nelle fantasie che emergono in se stesso. In questo modo, afferma, non si limita a usare il suo sé conscio, e suscita così le possibilità del suo intero organismo. 
Riflettendo sulle esperienze di gruppo avute Rogers racconta che "se in un gruppo si viene a creare una situazione assai grave allorché una persona sembri manifestare un comportamento psicotico o agire in modo strano, ho imparato a fare affidamento su una capacità terapeutica pari alla mia o superiore alla mia da parte dei membri. Come professionisti siamo a volte schiavi delle definizioni e pensiamo:-Ecco un classico comportamento paranoico!- ... Invece il membro del gruppo, più ingenuamente, continua a trattare l'individuo come persona, e questo, stando alla mia esperienza, è di gran lunga più terapeutico. ... Mi fa capire quale straordinario potere d'aiuto sia insito nelle persone comuni, non specificatamente addestrate, a patto soltanto che siano libere di usarlo." (pag. 61-62) 

L'autore continua a parlare delle sue esperienze mettendosi in gioco in primo piano come quando afferma di stare bene in un gruppo in cui i sentimenti sono espressi, ma ammette di avere lui stesso difficoltà nel riconoscere ed esprimere la collera. Afferma di avvertirla ed esternarla solo in seguito e racconta episodi in cui è riuscito a esprimerla a un membro del gruppo dicendo che ne è derivata una vera comunicazione, un rafforzamento del rapporto che ha condotto gradualmente a un sentimento di autentica simpatia reciproca. 

Parla in maniera esaltante dei cambiamenti avvenuti nelle persone, nei rapporti e nelle organizzazioni dopo i gruppi d'incontro; ricordando le persone di cui ha visto modificare il proprio concetto di sé, in misura chiaramente avvertibile, quando esplorano i loro sentimenti in un clima accogliente e ricevono un vigoroso e affettuoso feedback dai membri del gruppo che si preoccupano per loro. Riporta solo due persone, tra le molte centinaia di gruppi che ha diretto, che hanno mostrato un cambiamento negativo: una ha avuto dopo il gruppo un crollo psicotico temporaneo, l'altra ha manifestato una completa psicosi. Ha conosciuto individui per i quali l'esperienza d'incontro è equivalsa a un cambiamento quasi miracolosi nella comunicazione con il coniuge o con i loro figli. Invece, rispetto ai cambiamenti nelle organizzazioni Rogers ha giudizi più moderati perché se cambiamento e crescita provocano spesso un'agitazione nella vita dell'individuo, sembra quasi inevitabile che la provochino anche nelle istituzioni, ed è questa l'esperienza più minacciosa per il dirigente tradizionale. Quindi vi possono essere professori che hanno esperienze di crescita profondamente commoventi, ma che nel prossimo consiglio di facoltà mostreranno pochissima propensione a discostarsi dalle sterili riunioni del passato. D'altro lato ha visto corpi insegnanti abbandonare i loro sistemi di valutazione e inserire gli studenti in tutti i comitati e dar via libera alla comunicazione. 

L'autore riporta alcuni casi in cui fa vedere alcuni cambiamenti che possono aver luogo, tra cui uno costituito da una serie di lettere che coprono un periodo di sei anni c. con una donna che aveva seguito un suo gruppo d'incontro. Mette a fuoco gli stadi ondeggianti attraverso i quali si sviluppa il cambiamento individuale. In alcuni di questi esempi è chiaro che non è possibile migliorare la profonda solitudine individuale insita in tante vite, se la persona non assume il rischio di essere più del suo vero sé per gli altri. Solo allora riuscirà a scoprire se possa instaurare un contatto umano o alleviare il peso della propria solitudine, perché solo rischiando si può veramente incontrare un altro essere umano. 

Il gruppo d'incontro è applicabile in varie situazioni quali: gruppo di orientamento al compito, gruppo per la formazione di team, per lo sviluppo delle organizzazioni, per le tensioni internazionali, per le famiglie, per il gap tra le generazioni, per la pubblica istruzione, ... Dal momento che i gruppi d'incontro possono essere così vari e il numero delle persone interessate a partecipare ai gruppi era in rapido aumento, Rogers si pone il problema della formazione di agevolatori esperti. Per soddisfare tale bisogno (che oggi suona irrealistico) organizza La Jolla Program che si basa tanto sulla preparazione di studio quanto sull'esperienza acquisita in settori come la consulenza, l'assistenza religiosa, la psicologia clinica,... "Il fondamento essenziale del programma è un punto di vista centrato sui rapporti da persona a persona. Una loro dichiarazione lo afferma chiaramente: Permea il programma ... una filosofia della guida del gruppo centrata sulla persona, una concezione che dà risalto al concetto che la massima crescita tanto per il gruppo quanto per l'agevolatore si ottiene quando quest'ultimo partecipa al proprio gruppo come persona, non come un qualsiasi esperto." (pag. 147) L'atmosfera del La Jolla Program è informale e personale e le distinzioni tra staff e partecipanti sono ridotte al minimo. Lo staff evita di dare un riconoscimento formale a chi ha partecipato ai corsi, non vi sono diplomi, certificati, dichiarazioni scritte di alcun genere. Lo staff nutre la speranza che, al termine del programma, una persona sarà un po’ più qualificata che all'arrivo a operare in uno qualunque dei suoi gruppi back-home. Una delle ragioni per cui si attengono a questo criterio è perché ritengono impossibile offrire la garanzia che ogni partecipante divenga un capace agevolatore di gruppo in sole tre settimane di corso, se non avrà un diploma la gente lo giudicherà per quello che è, e giudicherà se egli sia utile oppure no al gruppo. Il programma sebbene vari di anno in anno è costituito da tre elementi costanti: l'esperienza della partecipazione a più gruppi d'incontro ristretti; le sedute nozionistiche; e la possibilità di co-agevolare effettivamente due gruppi d'incontro di weekend. Alla fine del programma sono sollecitati i partecipanti ad applicare nell'ambito in cui già si trovano gli insegnamenti ricevuti nelle settimane di corso, piuttosto che a tentare di organizzare nuovi gruppi d'incontro. Lo staff ritiene che quest'esperienza non avrà raggiunto il suo scopo se non avrà migliorato l'agire dell'individuo nel proprio ambiente, tra le persone e i gruppi in cui è inserito. 

La moltiplicazione dei gruppi d'incontro e la formazione di agevolatori che riportino le competenze apprese nel loro mondo sembra un'idea politica dell'autore per creare un mondo più democratico e a misura di persona. Come dice lui stesso "il gruppo d'incontro sarà una forza d'opposizione crescente alla disumanizzazione della nostra cultura. Viviamo in un ambiente sempre più impersonale, formato dalla tecnologia scientifica, dalla tecnologia industriale ... Di per sé, ciò non è necessariamente un male, ma sottolinea sempre di più l'immagine depersonalizzata che la persona ha di se stessa come di un oggetto schedato e stimolato meccanicamente.... Quanto più il movimento si diffonderà -quanto più gli individui si sentiranno persone uniche e in grado di scegliere, circondate dalla sollecitazione di altre persone uniche- tanto più numerosi saranno i sistemi che escogiteranno per umanizzare le nostre forze disumanizzanti." (pag. 157)